Gianfranco Continenza al SoundExpò 2023 a Pescara

Gianfranco Continenza al SoundExpò 2023 a Pescara: intervista

Gianfranco Continenza al SoundExpò 2023 a Pescara: intervista al celebre chitarrista.

Abbiamo parlato con lui della sua ultradecennale carriera, delle sue prestigiose collaborazioni, della sua scuola di musica, dei segreti per diventare un buon musicista e dei suoi progetti futuri.

Gianfranco Continenza al SoundExpò 2023 a Pescara: intervista al famoso chitarrista

Ripercorriamo innanzitutto la tua carriera discografica in breve…

Il primo cd, “The past inside the present” fu frutto di anni (in esso c’erano anche Bill Evans, il sassofonista di Miles Davis e Scott Kinsey dei Tribal Tech). Firmai il contratto con la Esc Records, che è una etichetta tedesca Jazz / Fusion fra le più importanti a livello mondiale (per chi non lo sapesse ha pubblicato dischi di Victor Biley, Dean Brown, Trilok Gurtu, Maceo Parker, Joe Zawinul  tanti altri nda). Fu una sorta di esperimento, ma mi fece conoscere anche fuori dall’Italia e dall’Europa.

Il secondo fu scritto invece in un anno. In esso c’erano anche Don Mock e Bob Mintzer.

Vertical Horizon  è stato fatto in studio dal vivo senza sovraincisioni con Michael Manring al basso e Oreste Sbarra, un batterista del Molise. Include tutte mie composizioni ed è stato registrato in tre giorni e composto in un mese mentre il prossimo è stato composto in una settimana.

Nel quarto ci sarà Mark Egan, ho infatti scritto tutte le linee di basso pensando al suo modo di suonare. Alla batteria avremo Massimo Manzi, uno tra i più popolari esponenti del Jazz italiano.

 

I tempi si sono molto accorciati quindi… Questo è dovuto a un progressivo studio oppure ci sono stati dei momenti o degli incontri nella tua vita che ti hanno sbloccato qualcosa?   

E’ stata più un’evoluzione del mio modo di comporre. Normalmente compongo e successivamente analizzo quanto fatto.

 

Ti è mai capitato finora di voler migliorare qualcosa che hai composto?

No, mai. Sono sempre stato soddisfatto di quanto ho scritto. Come si dice: “buona la prima!”.  

 

Secondo te come e quanto è cambiato negli anni il tuo modo di suonare?

La mia impronta è uguale ma ho cercato sempre una composizione originale, sia negli arrangiamenti sia nel modo di suonare la chitarra, nel playing. Un po’ forse si è evoluta, ma già dal primo cd si sente il linguaggio che ho sviluppato.

 

Quanto è importante per un musicista esercitarsi e soprattutto studiare la musica?

E’ molto importante soprattutto la conoscenza dell’armonia e delle scale per creare musica. Bisogna “parlare con le note”, attraverso un’armonia che cambia. Ci vogliono quindi molto tempo e studio.

 

Ci puoi parlare della scuola musicale che hai a Pescara?

Il 3 giugno 2023 ha compiuto 25 anni. Ha avuto tantissimi allievi anche da fuori regione. Alcuni sono diventati professionisti nel Jazz, nel Pop. Qualcuno ha suonato anche con star quali Laura Pausini. Cerco di preparare i miei allievi per tutti i generi musicali, puntando soprattutto sulla propria personalità. Insomma non facendoli essere i cloni di altri chitarristi.

 

Parliamo quindi di uno studio ad personam…

Assolutamente sì.

 

Cosa puoi dirci invece dei tuoi libri di didattica?

In essi parlo proprio dell’armonia e dell’impostazione. Danno un po’ l’alfabeto sia armonico che melodico, permettendo di sviluppare il linguaggio dell’improvvisazione che può essere usato pure per la composizione ovviamente.

 

Quanto deve sapere quindi improvvisare un chitarrista?

Per me la musica vera è quella creata al momento, perché altrimenti si diventa esecutori di musica classica (bellissima che a me piace, però è sempre uguale). Proprio come noi stiamo parlando. Stiamo pensando a cosa dire in questo esatto momento. Nella musica deve succedere lo stesso. Bisogna essere spontanei, altrimenti si sente. Alcuni chitarristi imparano i licks e li applicano poi nelle loro composizioni. Si sente però quando una cosa è pre-strutturata e quando invece è creativa.

 

Quali sono stati invece i tuoi riferimenti quando hai iniziato ad approcciarti alla musica?

Io ho un papà che suona la chitarra Jazz, quindi sentivo Wes Montgomery e George Benson. In parallelo ascoltavo però qualcosa tipo Van Halen, Deep Purple, Led Zeppelin. Ho avuto poi la fortuna di trasferirmi a Los Angeles , dove ho studiato al Musician Institute, dove mi sono anche diplomato, studiando con Joe Diorio. Lui era uno dei più grandi chitarristi moderni, purtroppo è scomparso nel 2022. Era davvero una persona stupenda, aperto a 360 gradi. Tanti sono stati suoi allievi. Ho studiato inoltre con Scott Henderson, Don Mock e con Jennifer Batten, chitarrista di Michael Jackson. Quest’ultima è venuta anche tante volte a Pescara a trovarmi. I due piercing che vedi li ho fatti in un luogo a Los Angeles dove mi ha portato personalmente. Li hanno fatti con una specie di stecca di legno… Ho pensato: “mangiamo gli arrosticini?”, invece l’arrosticino ero io… (risate generali)

 

Cosa consiglieresti a chi vuole iniziare adesso a suonare?

Consiglierei di seguire un percorso fatto bene, perché in caso contrario poi o abbandona la chitarra o si fa un’idea sbagliata di come dovrebbe essere in realtà.

 

Progetti futuri (se si possono rivelare in anteprima)?

Scrivere altri metodi didattici sull’improvvisazione e un nuovo cd (di cui parlavamo prima) per il quale sto cercando un produttore con cui realizzarlo. Mark Egan già sa ed è contento. Vi racconto un aneddoto sulla sua umiltà:  quando suonammo insieme e facemmo un piccolo tour in Abruzzo (sono passati 12 anni!), lo andai a prendere a Fiumicino. Aveva l’entusiasmo di un bambino, parlavamo di musica soprattutto. Mi chiese se gli potevo dare lezioni di armonia! Mi ha molto scioccato questa cosa…

 

Hai un sogno nel cassetto dopo tanti anni nella musica?

Secondo me come diceva Joe Diorio  non si arriva mai… Ci si sente sempre studenti, altrimenti non si avrebbero più stimoli. Il mio sogno comunque è portare la mia musica in giro per il mondo, continuare a comporre e a comunicare con essa, senza adagiarsi e/o fermarsi.

 

Quanto è matura l’Italia nell’approccio al tuo genere musicale? Noti differenze con l’estero?

L’estero, in particolare l’America, è più maturo. Già nel 2008 però partecipai al Bratislava Jazz Days che è uno degli eventi più importanti che abbiamo in Europa. Il giorno prima suonava il trio Marcus Miller, Victor Wooten e Stanley Clarke; il giorno dopo c’era invece Al Jarreau, in diretta nazionale. Persino nei bar si ascoltava musica di qualità. In Italia invece dobbiamo ancora maturare sotto questo profilo. Quando ero ragazzino si ascoltavano i Pink Floyd o i Dire Straits, oggi i giovani invece tendono alla Trap…

 

Ultima domanda: qual è il tuo rapporto con l’Abruzzo?

Io sono nato a Torino però ho un bellissimo rapporto con l’Abruzzo. Da un paio di anni ho anche ripreso la mountain bike, usandola a livello estremo come facevo da ragazzo. Sono arrivato a fare anche un percorso di 300 km, fino al Gargano. In due anni ho fatto 25000 km! Ho scalato le montagne, ho girato tutta la regione. L’Abruzzo è bellissimo sia come terra che come cibo. La qualità di vita qui è notevole. Per questo mi piace vivere qui in Abruzzo.   

 

La foto nell’articolo “Gianfranco Continenza al SoundExpò 2023 a Pescara: intervista” è di Paolo Di Sante © Diritto esclusivo sulla foto dell’autore

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