Intervista al critico musicale Paolo Talanca
Intervista al critico musicale Paolo Talanca che ha da poco pubblicato il libro “Musica e parole – Breve storia della canzone d’autore in Italia” per Carocci editore.
Paolo Talanca è attivo collaboratore delle principali rassegne d’autore e ha insegnato Storia della popular music presso il Conservatorio Luisa D’Annunzio di Pescara. Scrive inoltre per Avvenire.
In passato ha scritto altri libri tra i quali segnaliamo:
- “Ivan Graziani. Il primo cantautore rock”;
- “Cantautori novissimi. Canzone d’autore per il terzo millennio”;
- “Il canone dei cantautori italiani”;
- “Fra la Via Emilia e il West”.
Intervista al critico musicale Paolo Talanca autore del libro “Musica e parole – Breve storia della canzone d’autore in Italia”
Possiamo affermare che la musica italiana contemporanea ha la sua origine storica in quella tradizionale napoletana?
Nel mio libro racconto che la canzone, in quanto oggetto artistico, è nato nella notte dei tempi ma che invece come oggetto di “popular music” è nata nell’Ottocento, viene dal popolare e certamente ha avuto una sua prima importanza mediatica a Napoli. Si potrebbe partire dalla Festa di Piedigrotta della prima metà di quel secolo, le cui canzoni erano molto presenti sul percato cittadino con le cosiddette “copielle”, ma poi l’esempio più importante credo sia rappresentato dal brano Funiculì funiculà, scritta nel 1880 per pubblicizzare la funicolare: ebbe così tanto successo che si comprese di conseguenza la vera natura dell’oggetto-canzone, che è un’espressione artistica sempre dentro i meccanismi mediatici. Da lì a pochissimo nasce la Siae e si susseguono le scoperte sempre più aggiornate di nuovi supporti d’ascolto. È lì che nasce la canzone moderna italiana.
Cosa ne pensi della diminuzione drastica della vendita di supporti fisici? È colpa di Internet e in particolare dei download illegali e dei servizi di streaming?
È semplicemente la tecnologia che, con il cambio di supporto (in questo caso la sostituzione anche dell’idea stessa di supporto) modifica da sempre anche la forma della canzone, e sempre lo farà. Siamo nel guado, in un periodo di passaggio in cui dobbiamo ancora compitare un nuovo linguaggio, e con l’intelligenza artificiale cambierà tutto drasticamente fra pochissimi mesi. Per tornare al mio libro, una cosa conta perché ci sia la canzone d’autore: l’autenticità dell’origine del canto, da rintracciare tramite un certo tipo di realismo esposto con una poetica personale. Se l’origine del canto sarà genuina, le modalità dei supporti e delle vendite sono davvero relative.
Negli anni cinquanta nacque il Festival di Sanremo. Quanto ha influenzato e cambiato nel tempo la canzone italiana?
Il Festival è stato ed è ancora la principale espressione della canzone italiana. Non l’ha solo influenzata, l’ha forgiata. Purtroppo però non ha mai rappresentato la canzone popolare italiana, anzi l’ha lasciata fuori scientemente con un colpo di spugna sin dal 1951. Questo però ha fatto nascere l’esigenza di una canzone diversa, sin dai primi cantautori e da certi ambienti che non volevano sottostare a questa egemonia: Carosone, Buscaglione, i Cantacronache, Modugno e i genovesi prima di altri.
Domenico Modugno fu il primo artista italiano a entrare in classifica negli Stati Uniti, seguito poi dalla Pfm. Oggi però si stanno facendo strada talenti quali i Maneskin e Annalisa che è stata la prima italiana a entrare nella Top 100 Billboard Global. Può esserci un futuro per i nostri artisti anche negli USA?
L’Italia non ha mai contato niente nel pop internazionale anche per le motivazioni che ho esposto nella precedente risposta. Se avessimo valorizzato la nostra tradizione popolare e l’avessimo fatta diventare “popular music”, come hanno fatto tutti gli altri Paesi, forse oggi il discorso sarebbe differente. E invece abbiamo esportato l’idea che la musica italiana fosse l’aria del melodramma, strappalacrime e patetica, di tanti Sanremo. Uno spettacolo pop totale è un’altra cosa. Oggi l’unica che potrebbe arrivare a farlo, per me, è Angelina Mango.
Sono possibili dei parallelismi fra scuola genovese e milanese oppure ci sono solo differenze? Quanto la nostra canzone fu ed è attualmente influenzata dalla politica?
Genovesi e milanesi avevano in comune lo scenario alternativo, la voglia di arrivare e la possibilità di farlo soprattutto tramite la casa discografica di Nanni Ricordi. Non mi sembra poco. I milanesi erano certamente più teatrali e rock and roll; i genovesi più introspettivi, ma sono differenza anche caratteriali. La politica che influenza la canzone invece è quasi sempre un male per me. Nel libro ricostruisco cosa successe negli anni Settanta per esempio, quando ci su un enorme fraintendimento fra cantautori e pubblico in questo senso. Per esempio, non ho mai ascoltato un cantautore più intimo di Guccini, che invece è passato alla storia come uno politicizzato, una sorta di capopopolo: tutto quello che non era.
Nel tuo libro dai grande spazio ai cantautori. Quale giudichi il più rivoluzionario fra tutti e perché? Cosa puoi dirci invece della scena Trap / Rap?
Il centro del mio canone vede nella parte grammaticale De André, Guccini e De Gregori; poi dagli Ottanta in poi sicuramente Battiato. Trap e rap oggi rischiano davvero di essere fagocitati dal pop commerciale; per certi versi ci sono già totalmente dentro. Salvo Ghali e certi genovesi, come Tedua e Izi.
Oggi si assiste sempre più al successo della musica indie che poi viene fagocitata anche dalle Major. Come si può giustificare tale fenomeno?
Perché gli indipendenti quando sono nati non avevano alcuna intenzione di essere autentici: all’inizio lo erano di base ma poi volevano diventare mainstream e ci sono riusciti, nessuna sorpresa. Il passaggio dall’indie all’It-pop è uno dei punti più importanti del mio volume, in cui cerco di spiegare cosa penso della contemporaneità della musica commerciale italiana.
Stai già pensando a un nuovo libro? Se sì puoi già anticiparci qualcosa?
Per ora no, c’è da portare in giro questo e voglio divertirmi a farlo.
Le foto nell’articolo “Intervista al critico musicale Paolo Talanca” sono state gentilmente fornite da Paolo Talanca
La foto principale è di Gianni Ortolano © dell’autore
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