Patrizio Piastra: la vulnerabilità e le sue mille forme

Patrizio Piastra: la vulnerabilità e le sue mille forme

Patrizio Piastra: la vulnerabilità e le sue mille forme in “Nuvole animali inesistenti”.

È certamente un disco di quelli che ci regalano mille piani di lettura diversi. Torna Patrizio Piastra con “Nuvole animali inesistenti”, lavoro uscito per Produzioni dal Bosco con la produzione firmata da Massimo Giangrande e Andrea Biagioli… lavoro che troviamo in rete anche arricchito dal video ufficiale del singolo “Le intermittenze”, sfacciato rimando alle visioni estetiche di Storm Thorgerson.

Il concept si ripete e si modifica brano dopo brano: la vulnerabilità della ragione che si piega e muta e trasforma anche la dimensione materica del mondo percepito. E tutto questo lungo viaggio suona come una delicatissima canzone d’autore… suoni sospesi e quel timbro di voce che paga pegno di assonanze famose. Tutto è liquido nel mondo di Piastra, tutto è mutevole. E questo mondo suona con una sintesi e una semplicità pop davvero efficace.

Patrizio Piastra: la vulnerabilità e le sue mille forme in “Nuvole animali inesistenti” – l’intervista

Sensibilità, la memora come radice e ritorno… eppure sembra un disco dedito al concetto di “fuga”. O sbaglio?

Più che una fuga, direi che è un tentativo di spostare il punto di vista. La memoria, a volte, può diventare ingombrante e rischia di irrigidire il presente. In questo disco ho cercato di giocare con il pensiero e con il ricordo, offrendogli una veste immaginifica, cercando di tralasciare l’aspetto nostalgico. Se c’è una fuga è solo intesa come ricerca di uno spazio più ampio in cui respirare e far respirare questi concetti.

E anche il suono, così leggero che sembra un volo a planare… sospeso in questa esistenza?

Mi piace pensare che la leggerezza del suono non sia evasione, ma un modo per guardare le cose da una certa distanza o come dicevo prima da un punto di vista più lento e meno calcolatore. Per me, quella sospensione è necessaria per dare forma, a mio modo, a quelle cose che a volte monopolizzano troppo la mente, a tal punto da diventare un ostacolo al presente. Ho lavorato molto su un concetto di “continuità” sia nel suono, sia nelle parole, Una sorta di flusso continuo che non fosse troppo ingabbiato negli stilemi classici di una canzone.

Nel titolo come spesso nelle allegorie che canti: la mutevolezza delle forme che significato ha per te?

Tutto ciò che cerchiamo di fissare, prima o poi si trasforma. Accettare questo movimento continuo significa riconoscere che ogni cosa è transitoria, ma anche vitale. Le allegorie del disco nascono da qui: dal desiderio di raccontare un mondo che cambia forma di continuo, e in cui anche le emozioni e i ricordi si spostano, evaporano, ritornano con sembianze nuove.

Patrizio Piastra nel video “Le intermittenze”

E questo nuovo video? La citazione all’arte di Storm Thorgerson da dove nasce?

Credo che una figura come quella di Storm Thorgerson non abbia bisogno di troppe presentazioni. Faccio parte di quella generazione che ha avuto la fortuna di imbattersi nei suoi lavori, soprattutto quelli legati alla musica e ai videoclip. Mi ha sempre affascinato per la capacità di dare un corpo visivo a qualcosa di intangibile. Le sue immagini sembrano provenire da un sogno logico, dove l’assurdo ha una sua chiarezza geometrica. Ho cercato, umilmente, di portare quella stessa sensazione nel video de “Le Intermittenze”: una realtà sospesa, simbolica, ma costruita con rigore visivo. Mi interessa quella tensione tra il reale e l’immaginato, tra fotografia e visione mentale.

Le vere intermittenze per te cosa sono?

Le intermittenze potrebbero essere quei momenti in cui la vita si manifesta davvero nei meandri della nostra coscienza, un universo difficilmente spiegabile, ma che ci fornisce la possibilità di sentirci più vivi lì (nella nostra coscienza) che nel quotidiano pratico e fisico. Sono piccoli lampi di consapevolezza che si accendono e si spengono nel flusso della ripetitività e del concreto. Sono i punti in cui qualcosa si incrina — una pausa, uno sguardo, una coincidenza — e per un attimo vediamo le cose nella loro esattezza o forse in una dimensione alternativa.

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