Viaggiatori del Grand Tour in Abruzzo dal 12 dicembre 2024 al 15 gennaio 2025 a Pescara foto
Mappa non disponibile

Data / Ora
Date(s) - 12/12/2024 - 15/01/2025
9:00 am - 3:00 pm

Luogo
Archivio di Stato

Categorie


Viaggiatori del Grand Tour in Abruzzo

Mostra di libri rari, riviste, illustrazioni e fotografie

A cura di Antonio Bini

Pescara – Archivio di Stato

12 dicembre 2024 – 15 gennaio 2025

Via Cesare De Titta, 1 – c/o Aurum

Ingresso gratuito

Orario: Lunedì – giovedì 9:00 – 15:00 / Venerdì 9:00 – 13:00 (Sabato e festivi chiuso)

 

“Non sarebbe male che gli italiani studiassero un po’ più ciò che gli stranieri han detto per tanti e tanti anni del loro paese e di loro.” Giosué Carducci, 1889

Il Grand Tour costituisce un affascinante e complesso fenomeno culturale in corso di costante riscoperta e rivalutazione, soprattutto in chiave europea, come fase di un processo di integrazione delle culture dei vari paesi d’Europa. A partire dalla fine del Seicento, il Grand Tour rappresentò un percorso fondamentale della formazione dei giovani aristocratici europei, ma anche un’occasione di studio e di crescita per letterati, pittori, archeologi, musicisti, poeti, ecc. L’impiego del termine Grand Tour si fa risalire al canonico inglese Richard Lassels in The Voyage of Italy (1670). L’Italia era la meta per eccellenza di questi viaggi. Soprattutto Roma, ma anche città come Firenze, Venezia e Napoli, costituivano straordinari poli di attrazione per il loro immenso patrimonio culturale, artistico e archeologico. Il viaggio attraverso la cultura classica e rinascimentale aiutava il viaggiatore ad andare alle origini del proprio mondo e ad ammirare l’architettura e l’arte del Rinascimento che ispirarono tanti artisti che descrissero e narrarono il Belpaese nei loro paesi di provenienza. Molti si innamorarono dell’Italia, trascorrendo soggiorni più o meno lunghi, o anche fermandosi per sempre nel nostro Paese. Una visione del sogno italiano all’inizio del ‘700 è ben sintetizzata da Joseph Addison, che così analizzò il fenomeno nella prefazione di Remarks on several parts of Italy (1745): “Indubbiamente non esiste alcun luogo al mondo, in cui un uomo possa viaggiare e trarre maggior piacere e beneficio che dell’Italia. Il Paese si differenzia dagli altri paesi europei per la sua particolarità e per le sorprendenti bellezze naturali. Ha una grande scuola di musica e di pittura ed è ricco delle più preziose opere antiche e moderne di scultura e architettura. Possiede oggetti rari e una vasta collezione di ogni genere di antichità. Non c’è angolo del paese che non sia famoso nella storia, come una montagna o un fiume e che non sia stato teatro di qualche azione straordinaria. Poiché vi sono poche persone che hanno attitudini e opportunità di esaminare una materia così vasta, si può notare che, tra coloro che hanno scritto dell’Italia, diversi autori hanno avuto un successo maggiore focalizzando l’attenzione su diversi aspetti del Paese.” Si può senz’altro affermare che il fenomeno del Grand Tour costituisca Il riferimento storico del turismo culturale, i cui riflessi sul turismo contemporaneo sono tuttora concreti e percepibili.

* * *

L’Abruzzo, “un angolo del Paese” e “un’antica e isolata terra di cultura nel cuore d’Italia” (Klammet, 1963), era spesso escluso dagli itinerari turistici a causa della sua immagine di regione inaccessibile, con montagne aspre, cime innevate, orsi, lupi, difficili vie di comunicazione e il brigantaggio, che ispirò Ann Radcliffe per il suo romanzo gotico The Italian (1796), nonostante non avesse mai visitato la regione. Nel corso dell’800, tuttavia, questi elementi divennero motivo di attrazione, influenzando i viaggiatori romantici in cerca di paesaggi selvaggi e pittoreschi, esaltando il mondo pastorale e la transumanza. Pastori musicisti, come gli zampognari, ispirarono artisti e musicisti, mentre i pifferari erano una presenza tipica a Roma nel periodo natalizio. David H. Lawrence (1921) definì l’Abruzzo “straordinariamente barbara e semiselvaggia” e ne sottolineò la primitività affascinante: “Eppure è vita umana”. Nonostante si ritenga che l’Abruzzo fosse isolato, studi sul Grand Tour dimostrano il contrario. La stessa spedizione automobilistica di giornalisti e parlamentari “alla scoperta dell’Abruzzo”, promossa da Emidio Agostinone, suscitò interesse, anche grazie alla fama delle opere di d’Annunzio, come La Figlia di Iorio. Tra le riscoperte, il cenacolo artistico scandinavo di Kristian Zahrtmann a Civita d’Antino, travolto dall’oblio dopo il terremoto della Marsica (1915). Paesaggi, tradizioni e costumi locali furono documentati in articoli, disegni, fotografie e cartoline, diventando importanti testimonianze per molti luoghi abruzzesi, spesso descritte per la prima volta dai viaggiatori.

La mostra intende avvicinare i visitatori al magico mondo del Grand Tour, valorizzando testimonianze e immagini del passato che caratterizzano l’identità culturale dei luoghi. Invita ad apprezzare le valenze storiche, culturali e paesaggistiche della regione, sensibilizzando alla tutela di un paesaggio profondamente trasformato negli ultimi decenni. Nella mostra sono esposte – privilegiando l’aspetto illustrativo — edizioni originali di libri, racconti, foto, articoli e testimonianze di molti viaggiatori, anche italiani, che esplorarono e descrissero l’Abruzzo. Un’esposizione non certo esaustiva, ma sicuramente utile per inquadrare il fenomeno. Tra i libri rari si segnala Illustrated Excursions in Italy di Edward Lear, pubblicato a Londra nel 1846 e corredato da trenta litografie, le cui riproduzioni sono esposte nella mostra. La sua passione per i paesaggi lo portò a definirsi “landscape painter”, come volle fosse scritto sulla sua tomba. Si rileva anche l’importanza di alcuni articoli apparsi su alcuni settimanali inglesi di inizio ‘800, i quali anticiparono autori come Craven, Lear e altri. Tra questi va ricordato il racconto mitico sulla vita dei pastori abruzzesi transumanti in Puglia, pubblicato su The Penny Magazine del 25 marzo 1833, con il titolo “The shepherds of the Abruzzi”, da parte di un anonimo viaggiatore inglese, identificabile con lo scrittore Charles Mac Farlane, che fruì della spontanea ospitalità dei pastori. Una testimonianza unica nel suo genere. Sono anche esposte incisioni, fotografie, illustrazioni e alcune cartoline di inizio ‘900 spedite da viaggiatori stranieri in Abruzzo. Compare anche l’opuscolo in inglese “Abruzzi”, pubblicato dall’ENIT nel 1927, nel quale è presente la firma a timbro di appartenenza della poetessa Despina Karadja, principessa svedese. Non manca uno sguardo alla stampa estera con giornali e riviste che negli anni recenti si sono molto interessati all’Abruzzo, spesso seguendo le tracce di un infinito Grand Tour, che continuano a influenzare l’immagine dell’Abruzzo nel mondo, ritenuta ancor oggi “Italy’s last wilderness”, da chi ne apprezza l’autenticità e una certa continuità con il passato.

Antonio Bini

Curatore della mostra*

(*) Ex dirigente del Ministero Pubblica Istruzione e della Regione Abruzzo, ente presso il quale è stato responsabile del Servizio Sviluppo del Turismo. Già docente a contratto di Sociologia del Turismo presso l’Università degli Studi di Teramo. Direttore editoriale della rivista Abruzzo nel Mondo — unosemper@libero.it Collaborazione Francesca Esposito.

Mostra organizzata da Ianieri Edizioni — Comete. Scie d’Abruzzo

Per informazioni: 333 4239737 • info@ianieriedizioni.it

Ufficio stampa: Alessandra Renzetti • 366 3545040 • alerenzetti11@gmail.com

 

Foto tratta dalla pagina facebook del Touring Club Italiano – Club di territorio di Pescara

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