Paolo Fresu a Teramo il 26 gennaio 2024: intervista
Paolo Fresu a Teramo il 26 gennaio 2024: intervista.
Il celebre musicista suonerà venerdì 26 gennaio 2024 a Teramo nell’Aula Magna dell’Università. Con lui sul palco anche Dino Rubino e Marco Bardoscia.
Abbiamo parlato con Paolo Fresu del suo ultimo lavoro discografico, “Food”, in cui sono ospiti anche Cristiano De Andrè, Jaques Morelenbaum e Indwe, dello spettacolo “Tempo di Chet – La versione di Chet Baker” e dei progetti futuri.
Intervista al trombettista Paolo Fresu – l’ultimo disco, lo spettacolo a Teramo il 26 gennaio 2024 e i progetti futuri
L’ultimo suo lavoro è “Food”. Ci racconta come e quando è nato?
E’ nato due anni fa, durante una chiacchierata in uno dei tanti concerti con Omar Sosa. Entrambi siamo appassionati di buon cibo e di buon vino. E’ una delle passioni che condividiamo quando siamo in viaggio. E’ nato dopo aver fatto due dischi (uno si chiamava “Alma”, l’altro “Eros”. Era quindi una sorta di concept album o come si faceva agli anni settanta. Abbiamo detto quindi: “facciamo un disco dedicato al tema del cibo”.
Ci piaceva molto questo tema, lo troviamo molto attuale e ha delle implicazioni non solo artistiche ma anche legate alla società, al momento storico che stiamo vivendo, verso dove sta andando il mondo ecc.
Abbiamo deciso quindi che questo sarebbe stato il motivo conduttore del nuovoo album e abbiamo passato un anno a registrare i suoni della cultura del cibo, quelli delle cantine, dei ristoranti, delle cucine nonché delle voci dei ristoratori in giro per il mondo. Tutto questo materiale è diventato sostanzialmente una sorta di base musicale sulla quale poi abbiamo scritto dei brani e poi abbiamo invitato a farne parte Cristiano De André, Jaques Morelenbaum, una cantante sudafricana che si chiama Indwe e diversi altri ospiti.
Così è nato “Food” che è un progetto totalmente dedicato alla cultura enogastronomica ma che soprattutto vuole anche denunciare tanti dislivelli e tante ingiustizie nel mondo,. Laddove buttano il cibo e probabilmente sprecano anche l’acqua ed è evidente che ci sono anche delle popolazioni che non ne hanno nemmeno per sopravvivere.
Ha collaborato con decine di artisti. C’è qualche musicista o cantante con cui vorrebbe lavorare in futuro?
Ovviamente non ce n’è uno in particolare. Devo dire che tante cose sono state fatte, compresa la collaborazione con Peter Gabriel (è stato lui in realtà poi a chiamarmi per partecipare al suo ultimo album) Ci sono tantissimi artisti con i quali mi piacerebbe collaborare, non solamente con cantanti. Aggiungerei anche collaborazioni nel mondo del Pop più o meno durature, per cui l’elenco dei nomi à veramente lungo e difficile.
Lo spettacolo di Teramo si chiamerà “Tempo di Chet – La versione di Chet Baker”. Ce ne può parlare?
E’ un progetto nato per una versione teatrale o meglio per una serie di rappresentazioni teatrali derivante da una rappresentazione al Teatro Stabile di Bolzano. Vuole raccontare la storia di Chet Baker sotto il profilo umano e musicale anche perché ha avuto una vita particolarmente intensa, molto rocambolesca. L’abbiamo portato in scena in tre musicisti, il sottoscritto, Dino Rubino e Marco Bardoscia (che saranno con me a Teramo) con otto attori che in qualche modo interpretavano circa quarantadue ruoli che erano le voci delle persone che l’hanno conosciuto, che hanno in qualche modo accompagnato il suo percorso.
Parliamo di produttori discografici, di musicisti, di direttori dei jazz club, della sua famiglia, delle sue donne. Attraverso tutti questi racconti e queste voci plurali nasceva un ritratto sia umano che musicale.
Una produzione molto fortunata
E’ stata una produzione molto fortunata, perché abbiamo fatto circa centoventi repliche in giro per l’Italia nell’arco di due anni. Non avevo mai fatto un’esperienza teatrale, devo dire che mi è piaciuto al punto che quando abbiamo finito poi questa lunga tournée, abbiamo deciso di continuare solamente in trio come un concerto, diciamo così, perché la funzione teatrale era una macchina gigantesca, con grandi scene e venticinque persone in viaggio.
Ora è diventato quindi semplicemente un concerto dove all’interno ci sono parte dei brani che eseguivamo durante la pièce teatrale e in cui io racconto un po’ anche queste queste cose e la nostra passione per Chet Baker, che cos’era che per noi e che cosa è stato per tutti.
Utilizziamo in scena anche dei piccoli frammenti registrati perché durante lo spettacolo teatrale io lanciavo delle basi musicali che sono brani del passato che diventavano un po’ il motivo conduttore. Diciamo quindi che è che una riproposta in scena in una versione molto più light, più semplice, dello spettacolo teatrale che ovviamente non ha la parte teatrale ma che si è spogliata di tutto ed è diventata solamente un mero concerto.
Con che criterio ha scelto i brani che eseguirà a Teramo?
I brani sono in buonissima parte tutti originaliscritti da me e anche da Dino Rubino e Marco Bardoscia. Li abbiamo scritti pensando che magari se Chet Baker fosse stato in vita gli sarebbe piaciuto eseguirli. Sono quindi principalmente brani originali escluso due.
Uno è “My Bloody Valentine” che è sempre stato un po’ l’ossessione e il cavallo di battaglia di Chet Baker, visto che l’ha suonato durante tutta la sua breve carriera. L’altro è invece un blues degli anni venti del secolo scorso scritto da un trombonista del quale il papà di Chet Baker era molto appassionato. Questi sono quindi un po’ i rimandi alla storia della sua famiglia ecc.
Suoniamo quindi in genere questi due brani e poi soprattutto musica nostra che è stata scritta e pensate proprio appositamente per questo lavoro teatrale e che è contenuta anche in un disco che si chiama “Tempo di Chet”.
La tromba (si dice) che è uno strumento molto difficile da suonare. Quali sono secondo lei le qualità che deve avere un buon trombettista?
Essere testardo! Non è uno strumento difficile, lo è come tutti gli altri. La tromba è più che altro difficile all’inizio, è uno strumento che non dà molta soddisfazione, ingrato. Quando però lo si domina è estremamente gratificante. Bisogna avere molta passione e molto amore per lo strumento, oltre a molta determinazione e oserei dire a una buona dose di testardaggine, perché bisogna superare quel guado dell’inizio per poi entrare in quel mondo straordinario. Se uno non ci arriva però non lo scoprirà mai.
Qual è il suo rapporto con l’Abruzzo?
Ho un pezzo di cuore nella vostra Regione, a L’Aquila in primis ovviamente, perché in questi dieci anni abbiamo portato il Jazz i territori colpiti dal sisma, prima lì e poi anche ad Amatrice e in altre Regioni del Centro Italia. Per me è stata un’esperienza indelebile, indimenticabile e ogni volta che vengo mi sento davvero a casa. Sono anche molto amato e ciò mi fa molto piacere. Ho un rapporto ottimo con l’Abruzzo, anche con le altre città e con gli altri luoghi. Qui ci sono davvero dei musicisti magnifici, anche giovani. Diciamo quindi che è un rapporto stretto, principalmente per quello che abbiamo costruito a L’Aquila ma che poi si è estesa in altri territori. E’ una storia che continua e che vogliamo vada avanti nel tempo.
A proposito di tempo: quali sono i suoi progetti futuri (se si possono rivelare)?
Fortunatamente ce ne sono moltissimi, tra cui un importantissimo progetto discografico, molto complesso, che dovrebbe uscire nel mese di maggio. E’ una sorta di progetto/anniversario. Non lo sveliamo ma per me è molto importante in questo momento storico.
Ci saranno poi tantissimi concerti con le varie formazioni, sia con quelle storiche che con i piccoli gruppi tipo Mare Nostrum, passando per il duo con Daniele Di Bonaventura, che non è proprio abruzzese ma marchigiano, quindi sempre di quelle parti.
Inoltre, visto che siamo in tema di teatro con “Tempo di Chet – La versione di Chet Baker“, vi dico che stiamo preparando un nuovo lavoro teatrale, prodotto sempre dallo Stabile di Bolzano. Sarà la terza produzione e partirà a ottobre di quest’anno e sarà una sorta di chiusura del cerchio di questa trilogia, iniziata con “Tempo di Chet – La versione di Chet Baker” e poi proseguita con un lavoro che si chiamava “Tango Macondo” dove sul palco suonavo con Daniele Di Bonaventura al bandoneon e Pierpaolo Vacca che è un organettista sardo talentuosissimo. Proprio in questi giorni è uscito un suo disco, prodotto dalla mia etichetta discografica, che sta avendo un grande riscontro.
Quando parliamo di organetto andiamo poi tra l’altro sempre un po’ in Abruzzo…
La foto nell’articolo “Paolo Fresu a Teramo il 26 gennaio 2024: intervista” è tratta dalla pagina facebook di Paolo Fresu
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