Giulia Di Quilio intervista

Giulia Di Quilio: Burlesque, Sorrentino e.. l’intervista

Giulia Di Quilio: dall’infanzia al Burlesque, passando per la Grande Bellezza di Sorrentino – l’intervista di AbruzzoOggi.it

Silvi, lì 31 Luglio 2022 – L’attrice e performer Giulia Di Quilio racconta ai microfoni di AbruzzoOggi l’amore per il Burlesque e annuncia un nuovo progetto.


Giulia Di Quilio

Giulia Di Quilio è una stella che illumina il cielo d’Abruzzo; attrice di teatro, cinema e televisione ha mosso i primi passi a Roma per conquistare il pubblico internazionale. Il cartellone estivo di Pescara nel mese di Agosto offre 3 serate di teatro; la prima vedrà protagonista la performer di Chieti con “Un passato senza veli – Le Grandi Dive del Burlesque“. Qualche minuto prima di esibirsi a Silvi abbiamo rivolto alcune domande a Giulia Di Quilio su aspetti della sua carriera e sulla passione per il Burlesque.


Giulia Di Quilio

L’intervista a Giulia Di Quilio

Quando ha scoperto la sua passione per la recitazione ? 

Si può dire sin da piccolissima. Io ho due fratelli più piccoli, un fratello e una sorella gemelli, che facevano da pubblico; io interpretavo le fiabe, cantavo e loro facevano la parte del pubblico. Questo è stato il mio approccio “embrionale”. Poi la mia passione si è sviluppata negli anni e mi sono trasferita a Roma si può dire giovanissima, perché avevo 17 anni. Ho studiato con Enzo Garinei, quindi una formazione basata su teatro, musical, canto, danza. Sono partita da li per poi andare avanti fino ad approdare al mio amato Burlesque.

 

Quali sono stati i suoi punti di riferimento? 

Allora… Sicuramente la scuola di recitazione di Enzo Garinei, perché quella è stata la prima formazione, quindi il primo impatto con le regole di questo mestiere. Inoltre gli insegnanti e i colleghi con i quali mi sono ritrovata a lavorare. Uno tra tutti posso citare Toni Servillo che è un maestro con il quale ho avuto l’onore di lavorare.

 

Che differenze ci sono tra la recitazione televisiva, cinematografica e teatrale? 

Diciamo che in quella televisiva e cinematografica è un po’ tutto a sottrarre; quindi ci si esprime molto di più con gli occhi, col viso, con la parola. Mentre quella teatrale io la lego molto di più al corpo, al movimento corporeo; anche il Burlesque si lega a questo, perché è teatro, quindi si usa il corpo insieme alla voce. Invece nel cinema si usano spesso i primi piani stretti, cioè ci si avvicina proprio al viso e quindi agli occhi; quegli occhi che, da che mondo è mondo, sono lo specchio dell’anima.

 

Che ricordo porta con sé dell’esperienza di recitazione nel film La Grande Bellezza di Sorrentino?  

Questa la racconto sempre, perché per me rimane proprio iconica questa scena. “La grande bellezza” è un film corale, quindi la mia scena dura veramente un minuto; l’abbiamo girata al Colosseo, in questa mega terrazza stupenda.

Era piena notte, le due o le tre, e facevamo la scena in cui si partecipava a una mega festa coi trenini, con la musica; ma in realtà tutto ciò avveniva senza la musica, perché ovviamente nel centro di Roma, a quell’ora non si poteva mettere la musica. E ti dico di più… sotto le scarpe avevamo i gommini, perché  pensa che casino 200 persone che saltano. Quindi noi stavamo sul set che non sentivamo volare una mosca… Eppure vedevi tutti che si agitavano come in una discoteca. Questa scena per me è molto “sorrentiniana” e me la porto nel cuore.

 

Quando ha assistito alla prima esibizione di Burlesque? È stato in quel momento che è scattata la scintilla verso questa forma d’arte?

Il Burlesque l’ho incontrato nel 2010, guardando la televisione; dopodiché anche sui social guardando Dita von Teese che è stata la prima a riportare in auge il Burlesque dopo tanti anni di oblio. Perché dovete sapere che il Burlesque nasce come genere di parodia nell’Inghilterra di fine ‘800; ma conosce il suo massimo splendore e quindi la “golden age” tra gli anni 20 e gli anni 40 del ‘900. Dopodiché conosce anni di oblio fino a che Dita von Teese decide di farsi portavoce di questo nuovo Burlesque. Pensate che in Italia arriva esattamente 100 anni dopo, ovvero nel 2010. Io l’ho visto a Sanremo e sono rimasta folgorata dall’universo espressivo, dall’erotismo e dalla femminilità della performance. In quella occasione ho deciso che sarebbe stata la mia strada, chiaramente di pari passo con il mio lavoro di attrice.

 

Come definisce il Burlesque? 

Io il Burlesque lo definisco “Arte performativa in cui il teatro e la danza si fondono”; però non è una danza pulita, non ha gli 8 come il balletto; è una danza più sporca, più espressiva, quindi che, sicuramente, parte dal linguaggio del corpo; tocca le corde più profonde della femminilità e dell’erotismo. Inoltre il Burlesque lo amo perché non ci sono regole, puoi esprimerti come vuoi. Si lega moltissimo al concetto di identità, anche alla “body positivity”; perché nel Burlesque non ci sono diktat estetici, ogni donna può esprime se stessa così com’è, questo secondo me lo rende molto potente.

 

Tabù, pudore e senso del buon gusto sono aspetti positivi o negativi della società?

Allora… Io sull’argomento ho pure un podcast, che si chiama “E’ il Sesso, Bellezza!”, dove cerco di combattere un po’ i facili moralismi; perché in Italia è molto facile giudicare il corpo delle donne, ancora di più se sposate, come me; infatti la domanda che mi viene fatta più spesso è:

Che ne dice tuo marito del tuo lavoro?

Come se la donna appartenesse al marito! Figuratevi poi una donna con i figli! Cioè come se nel momento in cui diventi madre, la sessualità e la sensualità non dovessero esistere più; invece io provo a combattere questi stereotipi e luoghi comuni, con la parola e con la performance.

 

Giulia Di Quilio il Burlesque, la Pole Dance e il Body Painting si possono considerare tre forme di arte moderna che rivendicano la libertà femminile?

Assolutamente sì! Ogni volta che una donna si esprime col corpo va legittimata e non solo. Le donne sempre di più devono imparare ad esprimersi, perché non hanno tanto spazio e subiamo. Vediamo un po’ in tutti i settori che il 70% di posti di comando è ricoperto dagli uomini. Quindi, insomma, è come se le donne dovessero ancora imparare a esprimersi; dunque ben venga ogni forma di espressione, anche con il corpo.

 

Qual è il suo rapporto con l’ Abruzzo? 

Vabbè, io sono abruzzese, sono nata a Chieti, quindi sono completamente legata all’ Abruzzo. Le mie radici le porto appresso anche perché mi hanno resa ciò che sono. Torno soprattutto in estate perché ho la casa a Francavilla al Mare dove sto insieme ai bambini. Alla fine, da giugno a settembre siamo qua.

 

Progetti futuri di Giulia Di Quilio? 

Sono in tournée con due spettacoli teatrali uno è il mio e si chiama “Un passato senza veli, le grandi dive del Burlesque” e col quale sarò anche qua in Abruzzo; poi sono impegnata con “La misteriosa fiamma della regina Loana“, che un testo di Umberto Eco in cui interpreto la Regina. Inoltre ho un progetto in embrione che riguarda il cinema, ma per scaramanzia non dico di più.

 

Ringraziamo Giulia Di Quilio e ricordiamo l’appuntamento del 3 Agosto all’Arena del Porto Turistico di Pescara: “Un passato senza veli, le grandi dive del Burlesque“.

 

I saluti di Giulia Di Quilio ai lettori di AbruzzoOggi.it

 

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