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Intervista Filippo Paziente ex presidente ANPI Chieti

Intervista a Filippo Paziente ex presidente ANPI Chieti

27 gennaio, un giorno di cui le nuove generazioni hanno acquisito il significato ed il valore non solo storico, ma soprattutto culturale, sociale, umano.

La generazione che ci ha preceduto ci ha trasmesso un messaggio di amore e di pace che scaturisce dalla Shoah, una esperienza che nessuna penna riuscirà mai a descrivere nella sua esatta misura.

Abruzzo Oggi preferisce parlare col termine preciso ebraico e non come olocausto, poiché rappresenta sinonimo di sterminio, di una  forza inesorabile che travolse un intero popolo (e non solo) che nessuno riuscì a fermare.

Tutto iniziò con l’adozione delle leggi razziali firmate dal re d’Italia Vittorio Emanuele Terzo col Regio decreto-Legge 17 novembre 1938  N.1728  con titolo “Provvedimenti per la difesa della razza italiana”.

Da allora ebbe inizio la caccia spietata agli ebrei effettuata dall’O.V.R.A. (polizia fascista) e dall’apparato dell’intero partito fascista e suoi collaboratori.

Scacciati dai posti di lavoro, imprigionati, seviziati, spogliati di ogni bene,  rinchiusi in campi di internamento per essere anche avviati nei campi di sterminio tedeschi.

Una pagina storica tremenda che non deve ripetersi mai più.

Abbiamo raggiunto lo storico Filippo Paziente, ex Presidente della Sezione  A.N.P.I. di  Chieti, al quale abbiamo rivolto qualche domanda.

Lo ringraziamo per la sua cortese disponibilità.

Intervista Filippo Paziente ex presidente ANPI Chieti

Come vivevano gli ebrei nei campi di concentramento abruzzesi? Erano condannati a lavorare x i tedeschi?

Gli ebrei, come tutti gli internati nei campi, erano costretti a rispettare i regolamenti imposti dal governo. Non erano condannati a lavorare per i tedeschi, perché i campi, a differenza di quelli di sterminio, erano retti dai nazisti, ma da funzionari di pubblica sicurezza nominati dal governo italiano. L’ebrea polacca Maria Luisa Eiosenstein, internata nel campo di concentramento di Lanciano, nel libro L’internata numero 6, ha scritto che le donne potevano cucinare, lavare, pulire. Anche gli uomini potevano fare lavori leggeri, per evitare l’ozio forzato. A Chieti è esposta una mostra dal titolo L’ozio coatto. Storia sociale del campo di concentramento di Casoli. (Il titolo è identico a quello del libro scritto da Giuseppe Lorentini).
 

Quanti furono i campi di concentramento in Abruzzo?

L’Abruzzo è la regione in cui fu istituito il maggior numero di campi di concentramento, per la posizione geografica ideale; furono 15, così divisi per provincia: 6 nel chietino, 7 nel teramano, 1 nel pescarese.
 

Cosa sa dirmi su quelli presenti nella Provincia di Chieti, per esempio Lama dei Peligni e Casoli?

Il campo di Lama dei Peligni fu istituito nell’estate del 1940. Vi furono reclusi  dieci inglesi, poi sostituiti da ebrei stranieri provenienti dal nord. Fu dismesso nel settembre del 1942.
Anche il campo di Casoli fu istituito nel 1940 e fu utilizzato soprattutto per la reclusione degli ebrei stranieri; nel 1942 i 50 ebrei ancora presenti furono trasferiti in un campo in provincia di Salerno.
 

Come reagì la popolazione locale abruzzese alla presenza dei campi di concentramento x ebrei?

Sia pure con qualche differenza tra un campo e l’altro, la popolazione fu ospitale.
 

Dopo l’otto settembre che fine fecero i campi di concentramento e i relativi prigionieri in Abruzzo? Gli ebrei furono aiutati dalle popolazione abruzzesi?

Dopo l’8 settembre 1943  i campi di concentramento costituiti in provincia di Chieti cessarono di funzionare. Gli occupanti si dispersero nelle campagne e sulle montagne, nel  tentativo di salvarsi. Molti riuscirono a oltrepassare il fronte e a mettersi in salvo, o a sopravvivere e a tornare nelle loro case alla fine della guerra, con l’aiuto di famiglie contadine e montanare, di pastori, di funzionari dei comuni, di istituti religiosi e del clero, che offrirono ospitalità, cibo e vestiario, o li nascosero a rischio della vita, salvandoli dalle retate dei tedeschi. Tra i fuggiaschi vi erano anche gli ebrei. Per loro fu molto più arduo salvarsi, poiché i nazisti avevano deciso di estendere nel nostro Paese la “soluzione finale”: occupata l’Italia centro-settentrionale, procedettero immediatamente a una caccia spietata, ad arresti indiscriminati, a massacri e deportazioni. Diversi ebrei furono salvati da cittadini coraggiosi e altruisti. La Commissione ebraica Yad Vashem li ha riconosciuti come Giusti tra le Nazioni (7 della provincia di Chieti,1 in quella di L’Aquila, fino al 2016), onorandoli con la consegna di una Medaglia d’Oro e un Diploma d’Onore, e la messa a dimora di un albero nel Giardino dei Giusti sul Monte della Rimembranza, a Gerusalemme.
 

Gli ebrei parteciparono alla lotta partigiana abruzzese? In particolare si arrularono come patrioti anche nella Brigata Maiella?

In Italia furono un migliaio gli ebrei che parteciparono alla Resistenza, n Abruzzo forse qualche ebreo in fuga si unì ai partigiani, ma è un tema da approfondire. Non mi risulta che nella Brigata Maiella ci siano stati degli ebrei.
 
La f
 

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