109 anni fa il terremoto di Avezzano
109 anni fa il terremoto di Avezzano: oltre trentamila le vittime.
Nell’antica storia dell’Abruzzo esistono numerose date di funeste date di terremoti, (per ultima quella del 6 aprile 2009 de L’Aquila) ma anche il 13 gennaio 1915 alle ore 7:53 l’intero territorio del Centro Italia tremò violentemente con una scossa di magnitudo 7 della scala Mercalli, per alcuni anche undicesimo grado (non ancora esisteva la scala Richter).
L’evento tellurico registrò come epicentro la Piana del Fucino, per cui i comuni più danneggiati risultarono Avezzano e quelli limitrofi.
Per questo passa alla storiografia come “Terremoto della Marsica”, “Terremoto del Fucino” o, più diffuso, “Terremoto di Avezzano”.
109 anni fa il terremoto di Avezzano – Le dichiarazioni del Sindaco
“La Marsica – ha esordito il Sindaco Giovanni Di Pangrazio, nel discorso di commemorazione al Memorial del Salviano – ha contato 30 mila morti e interi paesi distrutti. Oggi, però, – ha aggiunto – vogliamo celebrare la capacità del popolo di Avezzano e marsicano di farsi forza e di rialzarsi. Un’immane tragedia che ci spinge a testimoniare, ma anche ad andare avanti. Credo che i ragazzi abbiano una sensibilità maggiore di tanti adulti sul tema della pace e del rispetto dell’ambiente mentre nella ricostruzione della memoria e dell’identità dobbiamo aiutarli a capire quanti sforzi e sacrifici hanno fatto i concittadini di allora per rimettere in piedi la città”.
I dati statistici
I dati statistici risultarono catastrofici: 30519 le vittime, delle quali più di diecimila nella sola Avezzano, compreso il suo Sindaco Bartolomeo Giffi, interi paesi o frazioni rasi al suolo. Ad Avezzano restò in piedi e fortemente danneggiato un solo palazzo e circa mille le persone superstiti. Gioia Vecchia, rasa al suolo, ancor oggi resta lì quale testimonianza dell’immensità della forza del terremoto: una vera e propria antica Pompei. Stesso destino riservò la forza inarrestabile e distruttrice della natura a tanti altri Comuni o frazioni. Il sisma ebbe anche oltre mille “scosse di replica” che contribuirono ad aumentare il terrore degli abitanti.
All’epoca non esisteva la protezione civile, ma subito dopo la notizia scattò la molla della solidarietà, per cui a gara accorsero volontari da tanti centri abruzzesi, i militari (non molti veramente) lavorano ininterrottamente giorno e notte scavando anche con le mani tra ruderi e macerie alla strenua ricerca di superstiti e nella speranza di ascoltare qualche flebile voce che cercava aiuto.
Gli ospedali da campo della Croce Rossa Italiana
La Croce Rossa Italiana realizzò ospedali da campo per il primo, pronto soccorso dei feriti.
Anche il Corpo Regio del Genio Civile intervenne con i suoi tecnici, così altre istituzioni dello Stato, tutti coordinati dal Commissario Regio Secondo Rezza in una impari gara di solidarietà.
Tante le difficoltà da superare, compresa quella della difficile accessibilità ai luoghi danneggiati.
La visita di Vittorio Emanuele Terzo e l’entrata in guerra dell’Italia
Il Re d’Italia Vittorio Emanuele Terzo visitò le zone danneggiate.
Circa un mese dopo l’Italia entrò in guerra. Il terremoto della Marsica passò pertanto in secondo piano come notizia, ma l’opera alacre di soccorso non restò ferma.
Anche il mondo della cultura, con articoli sui giornali scritti da Gabriele D’Annunzio, Ignazio Silone e Benedetto Croce richiamò l’attenzione degli organi dello Stato sulla ricostruzione delle zone distrutte e tanti promossero sottoscrizioni di fondi finanziari a favore delle zone colpite dal sisma.
Sorsero così prima le tendopoli allestite dal genio militare e poi le prime precarie abitazioni monopiano in cui trovarono alloggio le famiglie dei superstiti.
La ricostruzione dei paesi, alcuni in altre zone, avvenne in maniera lenta e ferraginosa. Ancora oggi esistono famiglie che abitano nelle unità immobiliari costruite nel post-sisma ma ristrutturate nel tempo.
Un ricordo triste che ha segnato tanti lutti che le popolazione abruzzesi colpite hanno portato, supportato e sopportato con fierezza e volontà di rinascita che arrivò molto lentamente grazie alla loro determinazione ed agli insufficienti aiuti finanziari ricevuti.
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