Giorno della memoria: i campi di internamento in Abruzzo

Giorno della memoria: campi di internamento in Abruzzo

27 Gennaio il Giorno della memoria: ricordiamo i campi di internamento in Abruzzo

27 Gennaio 2023, nel giorno della memoria, per non dimenticare, abbiamo raccolto informazioni sui campi di internamento in Abruzzo.

Il Giorno della memoria: perdonare sì, ma non dimenticare. Far rivivere il passato e portarlo come testimonianza delle atrocità commesse dai nazifascisti, trasformare i luttuosi avvenimenti in un appello di pace e di desiderio di vivere civile.

Questo il messaggio che ci proviene dai nostri nonni e noi giovani generazioni lo raccogliamo. L’Italia ha individuato e riconosciuto nel giorno 27 Gennaio (apertura dei cancelli di Auschwitz)  per ricordare la shoah (tentativo di sterminio degli ebrei perpetrato dai nazisti).

 

Il 27 Gennaio: l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz nell’articolo 1 della Legge 20 luglio 2000 n. 211

1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 Gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria“, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

 

Tutto nasce dalle famose “leggi razziali” (Leggi di Norimberga) che il fascismo codifica e promulga con Regio decreto-Legge 17 novembre 1938  N.1728  con titolo “Provvedimenti per la difesa della razza italiana”.

Un atto a dir poco abominevole che prevede tutta una serie di norme contro la dignità dell’uomo. Un macchia indelebile voluta dal regime fascista e  firmata da Vittorio Emanuele III Re d’Italia.

La nuova legge ebbe come conseguenza l’Istituzione del Consiglio Superiore per la Demografia e per la Razza, la revoca della cittadinanza italiana agli ebrei stranieri e la loro epurazione dai posti di lavoro dai pubblici uffici ed il successivo trasporto ed internamento nei lager nazisti.

 

Nel Giorno della Memoria ricordiamo i campi di internamento in Abruzzo

Anche il nostro Abruzzo ha avuto una sua parte nelle persecuzioni perpetrate contro gli ebrei, gli antifascisti e gli stranieri dichiarati nemici del fascismo ed internati in campi di concentramento costruiti fra il 1938 e il 1940.

Nella nostra Regione il regime fascista  costruì in poco tempo ben 21 campi di internamento e concentramento.

 

Campi di internamento in provincia di Chieti

Casoli

218 gli internati civili dei quali 108 gli “ebrei stranieri” e 110 gli internati politici “ex jugoslavi”. Giuseppe Lorrentini ha condotto uno studio dettagliato, con relativa pubblicazione. Situato nel Palazzo De Vincentis – Tilli in via Roma.

 

Chieti Scalo

Ubicato nella Caserma Rebeggiani poteva “ospitare” fino a 1000 internati, cifra mai raggiunta. In esso transitarono britannici, australiani, canadesi, neozelandesi, sudafricani, francesi, americani e altre nazionalità.

 

Chieti (Principessa di Piemonte)

Ubicato nell’ex asilo infantile “Principessa di Piemonte” poteva contenere 350 (mai raggiunti) internati di nazionalità inglese e francese.

 

Istonio Marina (Vasto)

Realizzato lungo la S.S. Adriatica nella “Villa Marchesani” 180 posti disponibili; registrò fino a 185 presenze.

 

Lama dei Peligni

Campo di transito riservato a cittadini stranieri ed ebrei, oltre sessanta i presenti temporaneamente. Lungo “la basolata” in un palazzo di proprietà di Camilla Borrelli. Posti disponibili 150. Arrivò a 71 presenze.

 

Lanciano (villa Sorge . riservato alle donne)

Capienza disponibile 100 posti; arrivò a 70 presenze, in maggioranza slavi.

 

Tollo

Fabbricato di proprietà del Cav. Giuseppe Foppa Pedretti, 250 posti disponibili; fino a 98 i presenti.

 

Campi di internamento in provincia dell’ Aquila

Assergi

Era il solo albergo di Campo Imperatore, dove fu imprigionato e poi liberato dai tedeschi Mussolini.

 

Avezzano

Controllato dall’esercito italiano e dopo dai tedeschi, vi rinchiusero prigionieri di guerra indiani,  inglesi, neozelandesi , pakistani e antifascisti italiani (fra i quali il sindacalista Vito Nicoletti). Oltre quattromila i presenti.

 

Sulmona – Fonte d’Amore

Riservato ai soldati prigionieri degli eserciti alleati. Attivo da luglio 1940 al settembre 1944 fu fra i più grandi d’Abruzzo, arrivando ad ospitare oltre tremila prigionieri di ogni nazionalità.

 

Sulmona – Badia Morronese

Fu un carcere per dissidenti politici.

 

Campo di internamento in provincia di Pescara

Città Sant’Angelo

Fabbricato in via Umberto Primo, con 150 posti disponibili, occupati fino a 120 da internati quasi tutti iugoslavi.

 

Campi di internamento in provincia di Teramo

Civitella del Tronto

Tre edifici: ex convento dei Cappuccini, abitazione della sig.ra Vinca Migliorati,in via Porta Venore e dal convento Francescano di S. Maria dei Lumi, di proprietà dei frati Minori. Capienza prevista 230 posti; vi transitarono fino a 175 internati di diverse nazionalità, finanche cinesi.

 

Corropoli

Con sede del campo nell’ex Badia dei Celestini; arrivò fino a 150 presenze di prigionieri di nazionalità diverse (inglesi, irredentisti slavi e comunisti italiani, indiani).

 

Isola del Gran Sasso

Un edificio contiguo al santuario di san Gabriele e un altro, ex albergo S. Gabriele (propietà Santilli), con capienza di 135 posti, ospitò fino a 166 prigionieri , un solo italiano e il resto, cinesi e tedeschi.

 

Nereto

Campo diviso in tre stabili: abitazione di Silvio Santoni in viale Vittorio Veneto, abitazione al secondo piano di Carmine Lupini in vicolo Scarfoglio, fabbricato di proprietà del consorzio agrario, detto “palazzo bacologico” in viale Roma. Il tutto per complessivi 160 posti. Le presenze raggiunsero il numero di 156 quasi tutti tedeschi, israeliti, polacchi e slavi.

 

Notaresco

Diviso in due edifici: palazzo di proprietà dei Marchesi De Vincenzi – Mazzarosa in via Borgo n. 14, poteva contenere 90 prigionieri e la casa degli eredi Caruso, in via Giardino n. 14, con capienza di 41 posti. L’intera struttura arrivò a 99 presenze, di diverse nazioni: italiani, dalmati, iugoslavi, russi, tedeschi, cecoslovacchi, sloveni, palestinesi, ungheresi, apolidi.

 

Sant’Omero

Tre ebrei presenti.

 

Tortoreto

I campi di concentramento erano due. Uno ubicato in Tortoreto Alto (immobile di proprietà del Sig. De Fabritiis Nicola sito in Piazza della Concordia) e l’altro nei pressi della Stazione Ferroviaria di Tortoreto e strada statale Adriatica (attuale Alba Adriatica). Ambedue i campi avevano un’unica direzione logistica  e di sorveglianza . Previsti per complessivi 115 posti arrivarono a contenere fino a 103 internati, di nazionalità tedesca, polacca e italiana.

 

Tossicia

Uno dei campi più “disagiati” . Composto da tre fabbricati. In piazza Regina erano ubicati due di rispettive proprietà Giulio De Fabii e Domenico Mirti, mentre il terzo era di Alfredo Di Marco). Previsto per 115 posti raggiungerà l’intera capienza con tedeschi, cinesi e zingari.

 

Giorno della memoria: la fuga dai campi

Il partito fascista controllava i campi con ispezioni accurate e con relazioni molto dettagliate anche sulle relative condizioni igienico-sanitarie esistenti. Le popolazioni locali reagirono segretamente e in maniera determinata, aiutando gli internati. Dopo l’otto Settembre 1943 molti reclusi riuscirono a fuggire, specie dal campo di Fonte d’Amore di Sulmona. Aiutati dalle popolazioni locali passarono la linea Gustav sui sentieri più difficoltosi della  Maiella, accompagnati dai pastori e contadini locali che ben conoscevano le zone, gli arroccamenti e i campi minati. Ricordiamo il ruolo fondamentale che ebbero gli abitanti della contrada Aia dei Cordoni di Palena in questa opera di salvataggio, insieme a tanti altri giovani della stessa cittadina.

Una fitta rete di collegamento fra i diversi paesi dell’Alta Valle Aventino, consentì a soldati, civili sbandati e “sfollati” di attraversare il fronte della linea Gustav e le cosiddette “terre di nessuno”. Oggi “il cammino della libertà” da Casoli, attraverso Civitella, Colledimacine, Lama dei Peligni, Palena (Valico di Coccia), Campo di Giove e fino a Sulmona ne costituisce viva testimonianza.

 

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